Un tema non secondario, su cui le classi dirigenti del Sud, istituzioni culturali in primis, dovrebbero insistere con ostinazione quasi, perché altrimenti poi non ci si può stupire, come giustamente ha denunciato l’onorevole Tassone l’altro giorno, se le reti di mamma Rai trattino un’imponente manifestazione di popolo come quella contro la ’ndrangheta di sabato 25 settembre a Reggio, alla stregua di un fatterello.
Se succede, quindi, che una testa d’uovo come Zitara, che è sulla scena culturale e politica da una vita, ha partecipato ad intensi dibatti politici ed ha animato dense e virulente polemiche culturali, non sia neanche lontanamente paragonabile all’indice di popolarità di cui godono i vari Bossi della Repubblica italiana, ci saranno delle ragioni profonde che sarebbe sciocco non indagare ed affrontare con il dovuto piglio.
Perché è ovvio che questa singolare asimmetria non riflette soltanto i rapporti di forza politici che fanno della Lega l’azionista di riferimento della maggioranza e di Zitara l’ultimo dei Borbone; di Bossi un leader da ascoltare anche quando spara scemenze, solo perchè se gli salta il ghiribizzo può mandare gambe all’aria il Governo, e di questo fine e dimenticato intellettuale calabrese un signor nessuno e dalle idee alquanto retrò. (Figurarsi che Zitara argomentava che devastando un regno, quello delle Due Sicilie, nel periodo preunitario florido e avviato verso un equilibrato decollo economico-sociale, si erano gettate le basi per un Sud italiano fatto di ascari e politici corrotti).
Ci sono altri motivi per spiegare l’asimmetria testé accennata.
E qui le idee di Zitara ci possono soccorrere, eccome! Il Sud considerato, dall’Unità in avanti, esclusivamente come bacino di braccia per il Nord in crescita e agorà privilegiata per le incursioni , spesso senza regole, di grandi imprese non del Sud che hanno fatto incetta di risorse e poi lasciato, nelle sue aree piú svantaggiate, un vero e proprio deserto sociale. Un Sud la cui protesta per le molte ingiustizie subite andava sottaciuta, privandolo della parola e della forze per irradiarla oltre i suoi confini. Il Sud, e la Calabria peggio ancora, senza voce oggi nel dibattito culturale e politico nazionale: questa è la spiegazione del perché il volto di Bossi appare anche sulla carta igienica e quello di Zitara, uno dei principali esponenti del meridionalismo di estrazione socialista, resta sconosciuto ai piú.
E la sua morte, pertanto, senza commenti sui grandi quotidiani e magazine del Paese.