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I due alpini morti in Afghanistan

Due "usurpatori" meridionali...

Cos? definiti su Radio Padania
domenica 23 maggio 2010 di Valerio Rizzo
Nel sito di Radio Padania ci sono molti messaggi contro l’origine meridionale dei due alpini morti in Afghanistan qualche giorno fa, abbiamo preso quello pi? significativo e dopo averlo letto, ci si chiede nuovamente che senso ha festeggiare una patria dove vige continuamente l’odio tra regioni e popoli differenti.

Si stenta a crederlo. ? come un pugno nello stomaco. Sul blog di Radio Padania un commentatore leghista della prima ora ha definito i due alpini morti nell?attentato di Herat, il 17 maggio scorso, come ? usurpatori meridionali ?.

Un’affermazione lapidaria, soprattutto se si pensa che da mesi va avanti il discorso, a volte retorico, dell? unit? nazionale e delle celebrazioni per il 150enario.

Il commentatore usa parole durissime nei confronti dei militari del corpo degli alpini che provengono dalle regioni meridionali, prendendosela sia con chi li definisce "alpini", sia con i funerali solenni di Stato del 20 maggio a Roma soprannominandoli: ? lo spettacolo dei morti ?.
Afferma inoltre che il corpo militare dovrebbe chiamarsi corpo dei ? siculi ? oppure dei ? calabresi "

Ma le parole che sconcertano maggiormente sono: ?che essi vivano o che essi muoiano, non muoiono come alpini, ma come usurpatori? e ancora non ? concepibile ? chiamare alpini quelli che vengono dall?Africa e dintorni ?.

Tutto questo senza che nessun amministratore della pagina o moderatore richiamasse ?all?ordine? il simpatizzante iscritto al loro forum dal febbraio del 2006.
Persino i pi? estremisti del movimento leghista come Borghezio e Bossi hanno reso onore ai due caduti chiamandoli alpini o quantomeno militari italiani.

In queste condizioni ci si chiede se realmente ci possiamo considerare come un?unica patria, o se si ? trattato di 150 anni di convivenza forzata!
Per non parlare poi dell’ennesima indifferenza delle genti meridionali: non c’? nessuno, compreso i "nostri" beneamati politici, che ha alzato la voce.
Come afferma Pino Aprile, hanno fatto in modo di farci sentire "inferiori" e di accettare questo senza muover ciglio. Ma ? evidente, e la manifestazione dell’8 maggio a Torino lo testimonia, che le nuove generazioni non sono pi? disposte ad accettare in silenzio i continui soprusi.


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