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L’altra storia dei Neoborbonici riscrive i 150 anni dell’Unità d’Italia
L’altra storia dei Neoborbonici riscrive i 150 anni dell’Unità d’Italia
di Dario Fertilio
Feroci come i nazisti a Marzabotto, tecnologicamente spiatati come i marines in Iraq. Stupratori di donne meridionali, sul modello dei marocchini inquadrati nel corpo di spedizione francese in Italia (vedi Sophia Loren protagonista de "La ciociara"). Degni dei Lanzichenecchi nel sacco di Roma. Torturatori in stile Abu Ghraib, guerra d’Algeria, Cile di Pinochet?
Tutte queste, e molte altre atrocissime colpe, vengono gettate sul piatto per le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia da un numero crescente di saggi sopraccitati. Sostenuti a loro volta da associazioni in espansione come i "Neoborbonici", gli "Insorgenti", "Il Partito del Sud". Forti anche numericamene i primi, e debitori dello scrittore umorista Riccardo Pazzaglia (quello del "brodo primordiale") che cosí li battezzò. In espansione i secondi, provenienti da destra. Piú politici i terzi, fondati dall’ ex comunista Antonio Ciano e oggi al potere nel comune di Gaeta.
Ma fra tutti i libri da comodini del bravo neoborbonico oggi ne primeggia uno, muscolare quanto sprezzante del "nemico". Terroni, si intitola significativamente questo pamplhet pubblicato dalla Piemme (pp. 303, € 17,50), firmato dal giornalista pugliese Pino Aprile e -forse anche aiutato dal titolo provocatorio- fra i primi da settimane nelle classifiche delle vendite. Ai vili piemontesi viene imputata una specie di pulizia etnica accompagnata dalla spoliazione del territorio, ma l’opera di devastazione, a giudizio dell’autore, è stata completata in seguito dalla classe politica antimeridionale, poi dai leghisti innamorati dei riti celtici, e definitivamente resa possibile dalla cultura del "forza Etna" e del "datevi una mossa"; una ideologia ben radicata che sa di razzismo, disprezzo per il diverso, pregiudizio etnico, ingorda volontà di accaparrarsi le risorse. Avete voluto conquistarci con le armi, proclama insomma l’autore di Terroni- e ci siete riusciti, facendoci passare tutti per "briganti", decapitando i nostri eroi, dannando la memoria del Regno delle Due Sicilie che non era invece niente male issandoci con ferocia fino a farci emigrare massicciamente in America, lasciandoci passare gli aiuti ’straordinari’ della Cassa per il Mezzogiorno e dell’Unione Europea sotto il naso, per poi investirli barbaramente lassú al Nord, per l’Expo, le compagnie di navigazione sui laghi lombardi, le forme di parmigiano invendute. Ed eccoci, noi poveri terroni, privati di tutto: strade, acquedotti, ferrovie (nel duemila i chilometri in esercizio erano quasi mille inferiori a quelli dell’anteguerra), persino di un sogno del ponte sullo Stretto. Ma adesso basta: nessuno -conclude Pino Aprile nel suo pamplhet- può obbligarci a restare nel carcere in cui ci avete rinchiusi. O lasciate perdere le ipocrisie federaliste e ci assicurate uguali punti di partenza e infrastrutture -cominciando dalla sanità e dalla scuola- oppure, senza aspettare Bossi, saremo noi a fare la secessione. Con un’avvertenza però: al momento del divorzio si fanno i conti e, poiché da un secolo e mezzo ci state derubando, siete cortesemente pregati di versarci un indennizzo. Poi sia quel che sia; magari, una volta gettati nel mare dell’indipendenza, noi meridionali dimostreremo di saper nuotare benissimo. Finché un giorno -chissà- ci rimetteremo con voi. Ma, questa volta, da uguali. Ci sono dunque dietro al successo di Terroni (sette edizioni in due mesi) la galassia meridionale delle associazioni, i vessilli del giglio bianco oppure armati di schioppo, le opere preparatorie di Salvatore Scarpino (La guerra cafona, Boroli), Lorenzo del Boca (Indietro Savoia e Maledetti Savoia), Gigi Di Fiore (Controstoria dell’Unità d’Italia Rizzoli), piú la madre storica, La conquista del Sud di Carlo Alianello (Rusconi). Ma, fra tutte, quello di Aprile suona piuttosto come un deluso inno d’amore all’Unità tradita, un amaro rivolgersi a chi ha la memoria corta per ricordargli che il meridionalismo è nato nel Settentrione lombardo.
Poche settimane fa un gruppo di neoborbonici ha manifestato nel cuore dell’ ex capitale nemica: Torino, per chiedere che venissero tolte dalle sale d’esposizione le teste dei meridionali allineate come macabro rispetto della diversità; e già che c’era, ha letto il primo capitolo, come una specie di memento.
Ieri invece, nello spazio torinese riservato al dibattito su Terroni, si è sfiorata la rissa, una persona tra il pubblico ha urlato slogan contro il ministro Calderoli nel momento in cui prendeva la parola lo storico Giordano Bruno Guerri (anch’egli impegnato nel dare alle stampe un libro sulle insorgenze antiunitarie). Fra nuovi insulti, mentre la tensione saliva alle stelle, è stato proprio Guerri a gettare gli occhiali per terra slanciandosi contro la persona che lo aveva interrotto. L’hanno trattenuto per la giacca e le cose sono poi rientrate nel binario della discussione pacata. Ma di certo qualcosa sta accadendo al Sud, ha avvertito Pino Aprile in coda al suo saggio: "potrebbe essere uno dei tanti scossoni poi placatisi? o il ribaltone". Di certo, non la festa che si aspettavano i banditori del centocinquantenario.
Valerio Rizzo
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L?altra storia dei Neoborbonici riscrive i 150 anni dell?Unit? d?Italia18 settembre 2010, di dalle Marche
Scrivo da Ancona nelle Marche e non ho parenti n? ascendenti del Sud, per? sono appassionato di storia e sono stupito di quello che leggo in siti come questo.
I fatti descritti nel libro "Terroni" sono ben noti agli storici e meridionalisti da un secolo e mezzo, perch? per tanto tempo non se ne ? mai parlato ?
Sono convinto che si tratta di una reazione alla Lega Nord e al federalismo fiscale, se la Lega non fosse mai nata sicuramente non sarebbero nate le associazioni neoborboniche e duosiciliane.
Mi stupisce molto come nel Sud ci sia ancora chi ritiene di essere stato danneggiato dall’Unit? d’Italia, qualunque cosa sia accaduta ai tempi di Garibaldi, dopo 150 anni ci si riprende e non sono l’unico a pensarlo.
Faccio presente che i miei avi dello Stato della Chiesa vennero non conquistati, ma "liberati" dalla tirannia papale e oggi praticamente nessuno rimpiange il potere temporale della Chiesa, inoltre nel 1860 nello Stato Pontificio si viveva in maniera simile al Sud e che i Savoia hanno soppresso molti enti religiosi che facevano assistenzialismo, incamerandone i beni da vendere all’asta e che le tasse piemontesi erano pesantissime come al Sud.
Oggi per? nel Lazio, Umbria, Marche, Romagna, Bologna e Ferrara (ex Stato Pontificio) c’? un PIL che ? mediamente superiore alla media Francese (da studio Fondazione Edison) e un buon livello di vita e di efficienza sanitaria.
Le Marche dove io vivo 50 anni fa erano una regione contadina, con oltre il 9% di analfabeti, dove ancora c’era chi tagliava il grano con le falci e lavorava con i buoi, ricordo i "birocci" i carri agricoli a due ruote pieni di barbabietole raccolte a mano, poi nel 2008 con il 40,6% di addetti all’industria si ? raggiunto il record di regione pi? industrializzata d’Italia in proporzione agli abitanti e anche il miglior incremento di PIL nel decennio 1998-2008 seguita da Lazio e Veneto, inoltre nelle Marche la sanit? ? in attivo.
Tutto questo ? stato fatto con le sole forze dei marchigiani, le imprese delle Marche si sono fatte da s?, con pochi aiuti di stato, non si ? mai data la colpa ai piemontesi, neppure quando c’era chi quasi faceva la fame e doveva emigrare.
Uno sviluppo industriale come quello marchigiano c’? anche in Valvibrata a Sud delle Marche, attualmente in Abruzzo, si tratta di 13 comuni storicamente e culturalmente marchigiani, dove si parla ascolano e sanbenedettese, questi comuni nel 1861 avrebbero dovuto essere riannessi alle Marche, in quanto ceduti al Sud in varie epoche, l’ultima cessione ? addirittura del 1852, quando anche i comuni di Valle Castellana e Ancarano vennero annessi all’ex Regno Duosiciliano.
Nel 1987 c’? stato un primo movimento per l’annessione della Valvibrata alle Marche, che non ebbe seguito anche per carenze legislative in materia referendaria, ma ora il movimento per l’annessione ? ripartito e ci sono le norme per farlo.
Se i comuni della Valvibrata transiteranno o meglio ritorneranno alle Marche picene, anche Civitella del Tronto e la sua fortezza potrebbero ritrovarsi nelle Marche, personalmente mi sentirei onorato di ospitare nella mia regione le gesta e la memoria di quei bravi e coraggiosi soldati del Sud che si batterono in pochi contro molti, resistendo a tutti gli attacchi e arrendendosi per ultimi, dopo la caduta del Regno Borbonico, solo quando fu proclamato il Regno d’Italia, ma anche allora alcuni reparti continuarono a combattere fino all’ultimo bastione, scrivendo la pagina pi? gloriosa dell’esercito borbonico.
Mi sono sempre chiesto il perch? di tanto straordinario valore in quei soldati (solo 450) con armamenti antiquati e praticamente abbandonati dal Sud, che si battevano in una terra annessa al Sud e ormai abbandonati a s? stessi, ma forse ? proprio questo, nelle Marche annesse al Sud quei bravi soldati trovarono un senso dello stato per il quale valeva la pena di battersi e dimostrare tutto il proprio valore, che quei prodi riposino nelle Marche, i Borboni non se li meritavano e neppure tutti quelli che li hanno troppo a lungo dimenticati.
Con ogni augurio di crescita e sviluppo al Sud, che per? non saranno possibili se non si sar? obiettivi nel rileggere la storia.-
L?altra storia dei Neoborbonici riscrive i 150 anni dell?Unit? d?Italia19 settembre 2010, di duesicilie
Grazie per il commento, pu? darsi sia vero che i vari movimenti meridionali nascono come reazione alla Lega Nord, in effetti l’opera di disinformazione e propaganda era andata avanti ed era riuscita a far dimenticare ai meridionali la loro identit? e forse la lega ha avuto il merito di divulgare una storia alternativa (anche se certamente a proprio uso e consumo). Non farei paragono tra Stato della Chiesa e Regno delle Due Sicilie perch? si tratta di due Stati molto diversi tra loro, uno clericale e oscurantista, l’altro pi? sviluppato e con una legislatura relativamente avanzata. Per quanto riguarda lo sviluppo economico odierno la discussione ? piuttosto complessa ed ? il risultato di politiche governative. Del resto diverse di queste cose sono ben spiegate nel libro di Pino Aprile che lei cita, ma forse non ha letto.
La provincia di Ascoli Piceno (la parte meridionale) ? linguisticamente meridionale, in ogni caso sarebbe meglio non continuare con l’asportazione di territori storici del sud verso regioni con storie diverse (come fu il caso dei territori campani oggi in provincia di Frosinone e di Latina, e quelli abruzzesi ora in provincia di Rieti, territori che restano comunque meridionali), anche perch? in un’eventuale divisione dell’Italia, come auspicata (almeno a parole) dalla Lega Nord, ? da valutare la posizione di regioni come le Marche ed il Lazio (e l’Umbria) che non sono storicamente parte n? del nord n? del sud...
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L?altra storia dei Neoborbonici riscrive i 150 anni dell?Unit? d?Italia23 settembre 2010, di libero
Il modo di parlare non ? un modo di assegnare un territorio al Nord o al Sud, nelle Marche-Nord si parla romagnolo come Valentino Rossi che ? marchigiano anche se molti non lo sanno, nel Centro-Marche si parla umbro-piceno e nel sud delle Marche si parla piceno-abruzzese (meticciato), ma la vera marchigianit? ? lavorare a testa bassa facendo conto solo su s? stessi e rispettando le leggi, cose queste che distinguono il Centro dal Sud, non per paralleli geografici, ma per seriet? e impegno, senza aspettarsi aiuti da nessuno.
In quanto a Civitella non si tratta comunque di asportazione di territori del Sud, ma della eventuale libera scelta di piceni della Val Vibrata di ritornare nell’ascolano al quale appartenevano storicamente e culturalmente, anche perch? i valvibratiani versano molto all’Abruzzo ricevendo poco, l’IRAP e le tasse regionali sono pi? basse nelle Marche, dove i valvibratiani devono andare anche per gli ospedali, tra l’altro la sanit? delle Marche ? in attivo, un posto letto costa 1760 euro contro i 3.240 dell’Abruzzo, la cui sanit? ? stata commissariata ed ora ha il piano di rientro e pure l’assessore regionale arrestato ..., mentre la sanit? delle Marche ? stata indicata da Il Sole24ore come modello di riferimento.
Inoltre nelle Marche la ditta che assume pu? avere sconti sull’IRAP.
Nel 2008 le Marche hanno versato 18,9 milioni di imposte e ricevuto indietro 16,7 milioni, lasciando alle casse centrali ben 2,2 milioni di euro, mentre tutto il Sud + la Sardegna si ? ripreso tutta l’Irpef versata pi? altri 36,5 miliardi dalle casse centrali.
Dati desunti dal sito Sicilia Informazioni che non pu? essere accusato di essere filo-settentrionale:
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/politica/26278/federalismo-fiscale-solo-sette-regioni-italiane-entrate-superano-uscite.htm
Per una regione come le Marche che viveva in uno stato arretrato e oscurantista ? un bel risultato e se il Sud era anche pi? avanzato non si sono attenuanti, n? regge la tesi del complotto antimeridionale, con i politici meridionali eletti dal Sud che sarebbero andati contro il Sud, lo ripeto, qualunque cosa sia avvenuta con l’unit? dopo 150 anni ci si riprende, affermazioni fatte anche alla fiera del Levante da imprenditori meridionali, nel 1945 la Germania era rasa al suolo e dopo 20 anni ha ricostruito tutto e produceva a pieno ritmo, piena di immigrati da ogni parte d’Europa.
Nord-Centro e Sud sono culture diverse, ? forse colpa dei Savoia se nel Sud c’? molto abusivismo edilizio, allaci abusivi, poca differenziata e molti che non portano il casco ?
Non si tratta di persone, ma di culture, se non si accetta l’autocritica il Sud non potr? risolvere i suoi problemi, ma penso che questo molti meridionali lo sappiano bene, anche se non vogliono ammetterlo, per ovvi motivi di malinteso orgoglio, magari come dice il principe Salina ne Il Gattopardo "... il siciliano non vorr? mai cambiare, perch? si ritiene perfetto", credo sia una affermazione che pu? essere estesa a buona parte del Sud, particolarmente il Sud-Ovest, mentre nel Sud-Est c’? pi? sviluppo e la Puglia ? la regione pi? industrializzata del Sud e nei prossimi 10 anni potrebbe avere lo sviluppo che c’? stato negli anni 70 in Veneto e negli anni 80 nelle Marche, non so se avverr?, ma lo spero vivamente.
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L?altra storia dei Neoborbonici riscrive i 150 anni dell?Unit? d?Italia26 settembre 2010, di duesicilie
Sicuramente i fattori linguistici non servono sempre a determinare il destino di un territorio (anche se il nazionalismo ottocentesco parlava di una lingua ed una nazione, il concetto oggi ? fortunatamente superato), sono anche d’accordo che siano i popoli a decidere il loro destino. Detto questo bisogna anche notare che 150 anni di disinformazione e propaganda anti-meridionali hanno costruito visioni antropologiche francamente razziste come quella che lei, purtroppo, acriticamente propone, come se rispettare le leggi fosse caratteristica dei marchigiani che non si riscontrasse nei meridionali e varie amenit? simili giustificabili solo con un grande pregiudizio ed un’altrettanto grande ignoranza. ? interessante infatti notare che fino al 1920 circa la Campania fosse (ancora) tra le regioni pi? ricche d’Italia mentre regioni ricche e povere costituissero un mosaico dove regioni del nord e del sud (e del centro) apparivano sia tra le ricche che tra le povere, solo con il fascismo ed il dopoguerra il dualismo italiano che oggi lei d? per scontato si stabil?, come spiega questi fatti chiaramente in contrasto con la sua visione che definirei sempliciotta pi? che semplicistica?
Poi, certo ci sono fattori economici, questi senz’altro pi? oggettivi ed accettabili. La mia speranza ? che i cittadini di quelle aree siano meno superficiali di lei e rifiutino di associarsi ad una regione dove sono considerati antropologicamente inferiori (be’, almeno da lei). In ogni caso, siamo in democrazia e si accetteranno in ogni caso le decisioni popolari.
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L?altra storia dei Neoborbonici riscrive i 150 anni dell?Unit? d?Italia28 settembre 2010, di libero
?Meglio un morto in casa che un marchigiano (agente delle tasse) fuori della porta?.
E? un vecchio detto pontificio che spiega il carattere dei marchigiani, infatti nello Stato della Chiesa gli agenti delle tasse e i funzionari provenivano spesso dalle Marche, specialmente Macerata, perch? erano efficienti e poco corruttibili.
Gli abitanti della Val Vibrata sono da me considerati marchigiani e quindi meno che mai potrei discriminarli, considerato che gradirei il loro ritorno nelle Marche, i valvibratiani si invece che sono discriminati in Abruzzo, versano molto e ricevono poco, al punto di chiedere il ritorno alle Marche.
In quanto a dire che io considero il Sud antropologicamente inferiore, questa ? una affermazione semplicistica e non sincera, non si tratta di antropologia, ma di cultura e ambiente, infatti molti meridionali che lasciano il Sud riescono ad affermarsi in ogni attivit? e molti oggi adottano volentieri la cultura della regione dove si sono trasferiti.
Se considerassi i meridionali inferiori non sarei certo qui a parlarne e se intervengo ? perch? vorrei un Sud diverso, che si differenzia dal resto d?Italia solo per il diverso modo di parlare e le tradizioni e non per gli aspetti negativi purtroppo ben noti e che sono criticati con dispiacere, ma obiettivit?, anche da diversi immigrati meridionali ormai residenti da decenni nelle Marche e ancora legati al loro paese di origine, che tornati dal loro paese per la visita annuale, mi raccontano di incontrare difficolt? quando propongono qualche innovazione per migliorare il turismo nel paese natale, guardati con sospetto e osteggiati dagli amministratori locali e anche da qualche compaesano forse geloso, i quali sanno benissimo l?attaccamento alla terra di origine di chi l?ha lasciata per necessit? e ha saputo realizzarsi altrove, forse questo fatto spiega i mali del Sud, meglio di tante indagini dietrologiche, dalla dominazione spagnola al Risorgimento.
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L?altra storia dei Neoborbonici riscrive i 150 anni dell?Unit? d?Italia1 ottobre 2010, di duesicilie
Caro Signore, gli aspetti "culturali" e "ambientali" che lei indica sono, infatti, aspetti antropologici. Lei dichiara di non considerare il sud antropologicamente inferiore (bont? sua), per? poi insiste nel presentare i suoi pregiudizi come fatti. Il sud, ed i suoi abitanti, presentano le caratteristiche comuni a tutti i popoli colonizzati (baster? leggere anche una minima parte della letteratura relativa e se ne potr? rendere conto), compresa la corruzione e il potere politico asservito ad interessi diversi da quelli delle popolazioni che lo hanno eletto e lo sviluppo di poteri alternativi malavitosi (peraltro spesso se non sempre collusi con il potere politico), niente di nuovo sotto al sole. Lei, ma ? in buona compagnia, scambia i "difetti" del Sud come la causa dei suoi problemi, quando invece questi sono il risultato di 150 anni di colonizzazione. E’ ovvio che al di fuori di questo ambiente, qualsiasi meridionale, si comporta come tutti gli altri (e perch? mai questa cosa dovrebbe meravigliarci?) a riprova che non si tratta di cultura ma di circostanze. Un consiglio, si legga il libro di Pino Aprile "Terroni" che sicuramente la aiuter? ad uscire dal suo conformismo stereotipato nei riguardi del sud.
In quanto alla Val Vibrata, che insieme alla parte meridionale della provincia di Ascoli Piceno ? considerata - dai linguisti - facente parte linguisticamente del sud, far? quello che vorr?, dopotutto siamo tutti d’accordo, spero, sul diritto di autodeterminazione dei popoli (ed ? noto che le peggiori rivalit? sono sempre tra coloro che sono pi? simili tra loro - parlo di lingua ed etnografia, ovviamente). Del resto quando si perde l’identit? e si disconosce la storia si arriva facilmente a questo.
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L?altra storia dei Neoborbonici riscrive i 150 anni dell?Unit? d?Italia1 ottobre 2010, di libero
Il dialetto ascolano e della Val Vibrata ? una forma "meticciata", come quella della Val Cesano tra romagnolo e umbro, ma gli abitanti ascolani e valvibratiani ragionano con la testa del centro, non del sud, basta parlarci per rendersene conto, anche la provincia di Teramo ha poco a che fare con il sud e molto con il centro, in base al modo di pensare e non di parlare.
Ho provato a chiedere al mio conoscente pugliese emigrato nelle Marche da 35 anni se i mali del Sud risalgono all’Unit? d’Italia che avrebbe trasformato il sud in una colonia, come sostengono i neo-borbonici e duosiciliani e lui, meridionale affermato, mi ha guardato con un’espressione che pur in assenza di parole era eloquentissima nell’esplicitare la pochezza delle affermazioni dei revisionisti meridionali dell’Unit? d’Italia, che ora si muovono perch? il federalismo fiscale li preoccupa.
Se la giustificazione della persecuzione di 150 anni coloniali ? un modo orgoglioso di giustificarsi ? comprensibile, ma se lo si pensa davvero allora povero Sud.
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L?altra storia dei Neoborbonici riscrive i 150 anni dell?Unit? d?Italia2 ottobre 2010, di duesicilie
La lascio ai suoi pregiudizi e convinzioni, anche perch? non condivido la sua visione lombrosiana di teste del "centro" e del "sud"...
In quanto al suo amico pugliese, deve essere un ignorante come lei, pazienza, o lei pensava di avere l’esclusiva dell’ignoranza? ;-)
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L?altra storia dei Neoborbonici riscrive i 150 anni dell?Unit? d?Italia19 maggio 2010, di Fr? Diavolo
Salve, vorrei fare i complimenti a Dario Fertilio per l’ottimo articolo.
Il dramma del Sud sta proprio nel fatto di essere egoisti ed individualisti. Fertilio ha citato "solo" tre gruppi "filoborbonici". Purtroppo ce ne sono in giro tantissimi ed ogni giorno ne nascono di nuovi.... bene si dir? ! ed invece no dal mio punto di vista, assistiamo ogni giorno alla frantumazione di un gruppo gia esistente i cui fuoriusciti vanno a formare un gruppetto sempre pi? piccolo. E’ proprio questo frantumarsi in briciole sempre pi? piccole che non ci porter? mai da nessuna parte. Chi scrive ha sposato la "causa" meridionalista nella speranza di vedere la rinascita del Meridione o sotto forma di una Confederazione Autonoma delle Regioni del Sud facendo sempre parte dell?Italia, anche per NON rendere invano il sacrificio altre centinaia di migliaia di ragazzi del SUD, mandati a morire dai savoia (minuscola intenzionale) in altre due guerre mondiali o come Nazione Indipendente con monarchia costituziale con Re Borbone (tipo Spagna o Inghilterra) con confini pre-unitari.
Purtroppo, dopo anni di studio e di analisi della nostra situazione sono giunto alla conclusione che NON abbiamo alcuna speranza di ottenere un risultato del genere per i seguenti motivi:
L?andare avanti in ordine sparso ed ognuno per se, non ha dato alcun frutto in questi anni anni, anzi i gruppi di una certa consistenza si sono frantumati(vedansi proprio i Neoborbonici ed altri). Allora cosa ci sarebbe voluto per evitare che questa frantumazione si fermasse e cominciasse una inversione di tendenza?
Ci sarebbe voluto ?un collante? non solo di ideali ma anche di fatto e di fatti. Ci sarebbe voluto un nuovo Masaniello o dei nuovi Vespri siciliani, ma purtroppo nemmeno l?ombra n? dell?uno, n? dell?altro. Allora pensai che forse il ?collante? avremmo potuto trovarlo in casa ?Borbone? ovvero un qualcuno della famiglia, in nome della quale ?obbligasse? tutti i gruppi filoborbonici e duosiciliani a convogliare sotto un?unica bandiera quella Borbonica o quella del Regno di Sicilia o tutte e due. Purtroppo anche questa altra ipotesi ? sfumata, in quanto alla famiglia dei ?Borbone? NON GLIENE FREGA UNA BEATA MAZZA dei gruppi filoborbonici e duosiciliani. Allora cosa fare ? Ci resta ?solo? di aspettare il momento in cui il NORD si sbarazzer? di noi, mollandoci come una zavorra, perch? credo che ?solo? la Lega Nord, nostri atavici nemici, ci potr? restituire l?indipendenza (sic) solo perch? ormai dopo averci spremuti come limoni, non siamo pi? utili al loro benessere, anzi siamo proprio di peso. D’altronde Caldiroli ? stato l?unico che ha parlato e parla di noi del SUD?? gi? e i nostri dove sono ?????. Per finire ??
Dopo aver visto un Napoletano (che prende circa 100 000 Euro al mese pi? annessi e connessi) venirci a sputarci in faccia fino a Marsala, venedoci a parlare di unit? d?italia, credo che la misura sia colma. Ben venga la scissione, la secessione la divisione o come cavolo la vogliamo chiamare, ma VIA DA QUESTA ITALIA in un modo o nell?altro. Sar? un salto nel buio, come ha detto il napoletano ? Sar? meglio il buio della MERDA nella quale i nostri fratelli dell?italia del nord ci hanno lasciato da oltre 150 anni.
Fr? Diavolo-
L?altra storia dei Neoborbonici riscrive i 150 anni dell?Unit? d?Italia21 maggio 2010, di duesicilie
Caro Fra’ Diavolo, quello che dice ? assolutamente vero, manca una figura carismatica che sappia riunire le decine e decine di movimentucoli (spesso costituiti veramente da quattro gatti) a volta con programmi del tutto fuori dal tempo (veramente si pensa di unire il Sud sulla base del cattolicesimo tridentino?) o le varie fazioni di destra e sinistra incapaci di unirsi e collaborare per il fine comune. Purtroppo spesso si parla di Sud a vanvera, quando poi quello che interessa sono i vari partiti nazionali, MPA e PDL per la destra (se non direttamente la Lega) e PD per la sinistra (per non parlare dell’impresentabile centro), insomma il peggio del peggio... Calderoli a volte dice bene del sud altre volte parla di Napoli fogna, evidentemente dipende dal momento politico...
Ci vogliono proposte per il futuro, e proposte credibili, al momento all’orizzonte, come ha sconsolatamente gi? detto lei, non si vede niente... il nord va avanti e - se vuole - ci sbatter? fuori dall’Italia (o dalla Padania, o come cavolo si chiameranno), ma non solo, ci appiopperanno magari anche Roma ladrona e il debito nazionale, insomma questa volta al nord si salveranno liberandosi di noi, cos? come nel 1860 si salvarono depredandoci... i nostri politici? Lavorano per i partiti del nord, oggi come 150 anni fa, che li pagano bene, meglio non aspettarsi niente da quella parte... insomma vien voglia di dire chi ? cagion del suo male pianga s? stesso...
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