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I borbonici del nuovo millennio...

Se il sud si sveglia diciamogli «borbonico»

di Lino Patruno - da La Gazzetta del Mezzogiorno 24 giugno 2011
sabato 25 giugno 2011

Se il sud si sveglia diciamogli «borbonico»

di LINO PATRUNO

Proprio non ci vogliono stare. Tutti quelli abituati a un Sud dello “sconfittismo”, del “dolorismo”, del “perditismo”, del “lacrimismo”. Appena il Sud alza la testa c’è súbito qualcuno, anche al Sud, che gli dà sulle mani. Stai buono lí e non ti far venire cattive idee, non vorrai minare l’unità nazionale fondata sulla ricchezza del Nord e sulla sottomissione del Sud. Non vorrai svergognare storici, e meridionalisti anche, che si sono sistemati su poltrone e poltroncine garantendo il silenzio del Sud tranne qualche indignazione da convegno (con gettone di presenza). Non vorrai, non vorrai.

Appena il meridionale s’indigna, puntuale la scomunica: borbonico. A uno magari non gliene importa proprio niente dei Borbone. Come, tutto sommato, di Garibaldi.

Gli importa capire come mai, dopo 150 anni di Italia unita, l’Italia è disunita da un divario inossidabile fra CentroNord e Sud, unico fra tutti i Paesi moderni. Come mai i suoi figli devono continuare a emigrare come sempre nella storia del Sud dopo, appunto, l’unità: perché per i meridionali non c’è mai posto, devono andarsene. Coi bastimenti per terre assai lontane, con le valigie di cartone, ora con trolley e computer. E se chiedi chi ha parenti fuori, si alzano decine di mani.

Allora si pensa: forse i meridionali sono esseri inferiori. No, non funziona anche se piacerebbe, ma poi questi maledetti meridionali vanno al Nord e sono i piú bravi di tutti. Tanto che gli dicono: tu non sembri meridionale. Allora forse al Sud c’è il caldo che addormenta: ma ora a Milano fa ancòra piú caldo. Allora è possibile che al Sud ci siano condizioni tali per cui i meridionali non possono esprimersi anche volendolo. Diciamo meno strade, meno banche, meno servizi pubblici, meno tecnologie. E se uno si ribella per questo, possiamo definirlo “borbonico”? Che c’azzecca?

Magari questi sudisti prima o poi si arrabbiano davvero a sentirsi dire “porci” dal ministro Bossi, “merdacce mediterranee” dal ministro Calderoli, “cancro” dal ministro Brunetta, “Alí Babà” dal ministro Tremonti. Magari al Sud uno si arrabbia a sentirsi ripetere dalla sinistra che quello del Sud non è un problema del Sud ma un problema nazionale e poi si accorge che l’unica nazionale che conta è quella di Prandelli. Magari al Sud uno s’accorge che la storia che gli hanno raccontato non è poi tutta oro colato e che, come dice lo storico Sergio Romano, ebbene sì ci fu una conquista violenta ma necessaria. E si domanda perché, se necessaria fu, non si vuole ammettere che anche violenta fu, con tutte le conseguenze.

Tutto questo comincia a capire la “gente” del Sud, mentre si sente sempre parlare dei sacrosanti diritti della “gente” del Nord, preoccupata di difendere non la propria miseria come al Sud ma la propria ricchezza: dagli immigrati, dalle tasse, dalla concorrenza (si dovesse mettere in testa anche il Sud di fare da sé). Il Sud che compra ogni anno il 60 per cento dei prodotti del Nord e mai sia smette, con queste minacce di CompraSud. Il Sud cui al tempo della Cassa per il Mezzogiorno (anzi per il Settentrione) il Nord impedí di avere la piccola e media industria e lo sistemò per le feste con l’industria pesante che lo ha mezzo distrutto fra acciaio, chimica, raffinerie. Il Sud cui è stato piazzato il federalismo fiscale del “ciascuno si tiene i suoi soldi” e poi è fregato perché le imprese del Nord che vi operano, le tasse non le pagano al Sud ma al Nord. Il Sud abbagliato con piani da 100 miliardi e poi per l’alta velocità ferroviaria Bari-Napoli, che costa 8 miliardi, gli danno un primo stanziamento di 1,8 miliardi, cosí finisce come la Salerno-Reggio Calabria in costruzione da 40 anni.

Il Sud che comincia a capire, comincia a rompere le scatole. E quegli imbonitori che gli riempiono la testa sono dei “borbonici”, almeno intimidiamoli tutti perché non li si può fucilare di nuovo come briganti. Questo Sud che il solito signor Salvini, quello che cantava ”senti che puzza, fuggono anche i cani, sono arrivati i napoletani”, dice che il Nord si è stancato di aiutare, l’ultimo aiuto che gli abbiamo dato è il federalismo fiscale che farà essere sempre piú ricco il Nord e sempre meno ricco il Sud. Anzi dalle prime avvisaglie sotterrerà di tasse anche loro che si credevano furbi.

E se il Sud, questo è davvero il colmo, comincia a chiedersi come mai tutti i partiti del Sud che stanno nascendo se ne vanno nella coalizione in cui c’è la Lega Nord, allora súbito ad accusarlo di volere un suo partito fuori dai partiti per spaccare l’Italia. Fino alla madre di tutte le accuse: il Sud vuole nascondere le sue responsabilità. A cominciare da quelle di essersi sempre fatto terrorizzare da chi gli dice ora “borbonico”. Con molti degli accusatori che si sono ingrassati garantendo un Sud che si stesse buono. E invece di capire perché i “basta” del Sud nascano, si agitano ora per impedire che crescano.


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