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Franza o Spagna purché se magna

Meridionalisti, Storici e venditori di taralli

Genesi del meridionalismo
giovedì 3 marzo 2011 di Guglielmo Di Grezia

Meridionalisti, Storici e venditori di taralli

Genesi del meridionalismo

All’inizio vi erano i Meridionalisti, tanto per citarne qualcuno ad esempio: Guido Dorso, Antonio Gramsci, Angelo Manna, per arrivare di recente a Pino Aprile etc.
Poi arrivarono gli Storici e fecero tutt’uno con i Meridionalisti, tra questi ve ne sono molti a cominciare da Francesco Saverio Nitti, e recentemente Nicola Zitara e via discorrendo sino agli attuali Gigi Di Fiore, Gennaro De Crescenzo, Enzo Gulí, etc.
Infine arrivarono coloro che, capita la forza del pensiero o meglio del prodotto e intuendo che ci si poteva speculare, formano un’intera sequela di personaggi e figuri che occuparono ogni spazio a portata di mano trattando il meridionalismo come fosse un qualsiasi prodotto da forno, dei taralli, per esempio. Memorabile è la figura della “maschera di picaresca sofferenza”, detto anche, mi dicono, il “tarallaro di San Nicola la Strada”. Questo individuo, che non si ferma davanti a niente ed a nessuno - nemmeno davanti agli affetti piú cari - proprio come si farebbe per il noto prodotto da forno, ne fa saggiare la bontà (metaforicamente parlando) poi, aiutato dai suoi compagni di merende, approccia i vari esponenti per piazzare il prodotto. La coerenza di questi soggetti è proverbiale. Si passa da ferventi “neoborbonici” a irriducibili “repubblicani” - tanto da divenire portavoce dell’allora Partito Socialista - per poi rientrare nelle schiere “tradizionaliste”, non prima di aver svernato nelle file dell’M.P.A. di Raffaele Lombardo. Da lí sono approdati alla “terza via” che, per chi non ne fosse a conoscenza, è la “socializzazione” (nel senso di repubblica sociale italiana) antagonista del Comunismo e del Fascismo. Per i piú, in verità, la “socializzazione” non è altro che il riciclaggio del fascismo alla sua caduta, ma si sa che la nostalgia e soprattutto gli interessi sono duri a morire.
Come questi venditori di purtualle (arance) riescano ad uscire di casa è inspiegabile, che poi arrivino addirittura a candidarsi, rimane un mistero. Qualcuno potrebbe definire certe situazioni grottesche, secondo me questo punto è stato già superato da un pezzo. Non ultimo cronologicamente il fatto che si siano definiti “filoborbonici” (la famosa terza via del meridionalismo, o “quarta via” complessiva? Fate voi), la coerenza non è acqua, e neanche la classe. Fino a qualche momento prima questi signori non facevano altro che criticare ferocemente i “borbonici” per le loro retrograde idee (tra l’altro ho domandato a Gennaro De Crescenzo, presidente dell’Associazione Movimento Neoborbonico, chi fosse a professare la monarchia assolutista tra loro e lui di rimando mi ha detto di non sapermi rispondere perché questo di certo non era né è la linea politica del Movimento, né tantomeno quella sua personale). Tant’è, ma visto che il filone “tira” ora si dichiarano anche loro “filoborbonici”. Il problema è che il “picaro” non è il solo. Che il sottobosco del Meridionalismo fosse costernato di gruppi e gruppuscoli fascistoidi e repubblichini era noto, ma che questo sottobosco fosse diventato una palude di liquami fecali sinceramente è scoperta dura da mandare giú anche per i piú pessimisti. Nel frattempo i signori del Nord aiutati dai loro amici politici del Sud (M.P.A., Noi Sud, etc.) fanno i loro porci comodi. Il tutto per la solita e magna summa (del pensiero di questi meridionalisti): Franza o Spagna purché se magna.
La grandezza dell’uomo si misura in base a quel che cerca e all’insistenza con cui egli resta alla ricerca, questo è quel che diceva Heidegger, io purtroppo inizio a pensare come Kant: La ragione umana viene afflitta da domande che non può respingere, perché le sono assegnate dalla natura della ragione stessa, e a cui però non può neanche dare risposta, perché esse superano ogni capacità della ragione umana.

Guglielmo Di Grezia


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