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Un popolo, una Nazione

Viaggio immaginario nel Sud.
martedì 17 febbraio 2009 di Valerio Rizzo

Ogni giorno vedo la mia nazione (il Meridione) impoverirsi sempre di più, vedo continuamente treni pieni di fagotti e valige, vedo lacrime di madri e tristezze negli occhi dei padri.

Volgo lo sguardo altrove e vedo le mani dei contadini testardi, piene di rughe, calli e screpolature.
Quelle mani sembrano un terreno sul quale è passato un aratro ma in questo caso, quest’ultimo rappresenta la vita.

Allora corro via, dalla Basilicata mi sposto in Calabria e anche qui, inizio a vedere le stesse cose che ho visto precedentemente, ma non mi rassegno, scappo via nuovamente e vado in Campania.
In questa regione ritrovo l’intero Meridione nelle sue problematiche e nelle sue piaghe, come se fosse racchiusa in un’unica regione tutto il Sud della penisola.

Mi vengono in mente i pensieri che avevo alla fine degli anni ottanta, quando, guardando al futuro, pensavo che negli anni 2000 non ci sarebbe più stata emigrazione, non ci sarebbe più stata povertà.

La crisi economica nel mondo sta portando con sè effetti devastanti, nella penisola italica invece no!! La tv dice che tutto va bene, che bisogna spendere, comprare i regali per i figli.

Capisco in un batter d’occhio che l’ottimismo sta nel fatto che il cuore economico del paese, il nord, "campa" grazie alla sottomissione e colonizzazione del Meridione, quindi per salvare le industrie settentrionali, il Sud dovrà pagare l’ennesimo prezzo, che in questa occasione, sarà il più drammatico da 150 anni.

Ma allo stesso modo mi stupisco nel vedere che non riusciamo ad essere popolo; siamo 20 milioni di persone ma quello che vedo, quello che mi fa rabbia e quello che mi fa reagire, viene percepito solo da poche migliaia di persone.

Bisogna che tutti i "20 milioni" acquisiscano la dignità di popolo che non hanno, acquisiscano la consapevolezza di Nazione Meridionale. Devono iniziare a spegnere la tv, devono iniziare a comprare i prodotti del Sud, devono iniziare a rispettare l’ambiente in cui vivono, devono iniziare a non votare i partiti che non servono a noi e al nostro paese, ma devono iniziare a votare persone, idee, progetti!!

Sono sconfortato nel vedere che siamo come un gregge di pecore che segue il padrone di turno.

Reputo sempre di più i concittadini che rimangono nelle nostre terre come "coraggiosi" e briganti che lottano continuamente.

Chi decide di rimanere deve affrontare mille difficoltà dalla mala amministrazione alla mala vita organizzata (il cui confine è sempre più sottile) ma decide lo stesso di non andare via!
Non andiamo via, non lasciamo la nostra Terra, che futuro possiamo dare, che opportunità possiamo creare, mi riferisco soprattutto ai laureati che in massa lasciano le nostre regioni per regalare il nostro sapere e la nostra smisurata cultura ai padroni del nord.

Più volte ho detto su questo sito che la nostra ricchezza siamo NOI. UN POPOLO. UNA NAZIONE!


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