2S
Il totalitarismo religioso

Religioni e laicismo

di Paolo Bonetti - da italialaica.it
sabato 8 gennaio 2011
Nello stesso giorno in cui Benedetto XVI ha lanciato, in occasione della strage dei cristiani copti ad Alessandria d’Egitto, il suo appello contro il fondamentalismo religioso che sfocia nel fanatismo omicida, il papa ha anche proposto uno strano parallelismo fra fondamentalismo e laicismo, quasi che i due atteggiamenti spirituali siano le facce opposte ma convergenti di una medesima offesa alla libertà e alla razionalità. Diciamo subito che questo accostamento (una specie di inedita teoria degli opposti estremismi trapiantata dal terreno politico in quello religioso) è tanto falso sul piano fattuale quanto inconsistente su quello teorico. A meno che Benedetto XVI non intenda per laicismo il fenomeno delle religioni secolari (comunismo, fascismo, nazismo) che di laico non hanno avuto assolutamente nulla e sono state, piuttosto, il tentativo catastrofico di trasportare l’escatologismo religioso sul piano della storia mondana, vale a dire esattamente il contrario di quello che dobbiamo intendere per laicismo. Quest’ultimo, in realtà, è il rifiuto deciso di ogni filosofia della storia, trascendente o immanente che sia, non pretende di possedere una verità assoluta, non mira a liberare definitivamente l’umanità da ogni male e ingiustizia, si accontenta di affrontare, giorno dopo giorno, i mali che la affliggono e sa benissimo che ogni soluzione è provvisoria e parziale, destinata comunque a generare altri problemi che richiedono altre soluzioni altrettanto parziali.

Le religioni, invece, vogliono portare agli uomini la cosiddetta “salvezza”, che significa poi la fuoruscita dalla condizione umana, il superamento definitivo del dolore e della morte, l’instaurazione, in questa vita (le secolari) o in un’altra (le trascendenti), di una giustizia che dovrebbe cancellare ogni conflitto e ogni angoscia. Queste promesse si fondano sulle parole di profeti o di ideologi che vengono incontro alle paure e alle speranze degli uomini per cercare di lenire le prime e di alimentare le seconde. E in questo forse non ci sarebbe nulla di male, anche se la pretesa di costoro di possedere una verità salvifica che peraltro esclude le altre, è già un avviamento sul terreno dell’intolleranza e del fanatismo. Ma ai profeti religiosi e ai costruttori di ideologie seguono ben presto le organizzazioni religiose e politiche, con i loro dogmi, le loro gerarchie, le loro ipocrisie e le loro violenze. Si tratta di un esito pressoché inevitabile, nonostante gli inviti all’amore e alla misericordia, alla pace e alla giustizia che quotidianamente ci capita di ascoltare da coloro che stanno a capo di queste organizzazioni. Nel mondo cristiano e occidentale, l’avanzata della secolarizzazione e del liberalismo politico ha costretto le chiese a venire a piú miti consigli e ha tolto loro quegli strumenti di intervento con i quali si sono, per molti secoli, ferocemente combattute, perseguitando crudelmente coloro che non si riconoscevano nelle loro “verità”. Eppure tutte si richiamavano al dio dell’amore, tutte dicevano di essere portatrici di pace. Ma evidentemente la loro pretesa di avere il possesso esclusivo della verità era assai più forte di quello spirito di carità che ostentavano nel momento stesso in cui lo smentivano con i loro comportamenti.

Oggi il cristianesimo, per merito dei tanto esecrati laicisti, è certamente una religione pacifica, ma la sua intolleranza (in particolare della Chiesa cattolica) non è del tutto scomparsa e si manifesta nella ricorrente pretesa di imporre coattivamente a tutti, attraverso la legge civile, i valori morali della casta ecclesiastica che si proclama depositaria di una verità trascendente e assoluta, che pretende, per di piú, di far coincidere con una ragione umana dogmaticamente e autoritariamente definita. In altre civiltà e presso altre religioni, la secolarizzazione laicista non è ancora riuscita a corrodere il totalitarismo religioso, che si manifesta sempre piú spesso in atteggiamenti di violenza verso chi professa una fede diversa da quella maggioritaria. I cristiani, un tempo persecutori e colonizzatori, diventano cosí, in quelle società, una minoranza emarginata e talora perseguitata a morte. In realtà, bisognerebbe sempre distinguere tra fede individuale, che può essere portatrice di libertà e di carità, e organizzazioni religiose che sono soprattutto interessate al mantenimento e all’estensione del loro potere. Queste organizzazioni sono, di volta in volta, spinte a cercare un accordo e a sperimentare una qualche forma di dialogo, finché la pretesa di esercitare la loro egemonia spirituale (che si associa spesso a corposi interessi materiali) su certe aree del mondo non le risospinge verso la lotta cruenta e l’intolleranza. La novità di questo terzo millennio sta nel fatto che le chiese cristiane (a cominciare da quella cattolica) sono ormai sulla difensiva di fronte all’impetuosa avanzata di religioni piú aggressive e spregiudicate nel tentativo di scalzare il cristianesimo dalle aree di influenza conquistate nell’epoca della colonizzazione. Contro questo fondamentalismo nulla possono i patetici appelli a una specie di guerra santa cristiana che si sono sentiti in questi ultimi giorni. L’unica speranza sta nei processi di secolarizzazione che si spera possano avanzare anche nel mondo islamico e non solo in quello. La libertà religiosa non può essere concretamente salvaguardata se non da un piú accentuato laicismo a livello mondiale.

(6-1-2011)


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