Le Due Sicilie terza potenza industriale d’Europa nel 1860?
Questa citazione pare sia stata originariamente ripresa da alcuni testi come per es. Domenico Capecelatro Gaudioso "1860 - Crollo di Napoli capitale", Ateneo, Roma, 1972, p. 188: "Alla Mostra Industriale di Parigi, nel 1856, il Regno di Napoli venne premiato e classificato primo in Italia e terzo d’Europa", e forse qualche altro. Purtroppo il libro in questione non è piú in stampa e non si è potuto verificare la citazione. Piú recentemente si è fatto riferimento a fonti presenti nell’archivio di Stato di Napoli (Archivio di Stato di Napoli, Fondo Ministero Agricoltura Industria e Commercio, fascio 246) che però in effetti non confermerebbero affatto tale fantomatico "terzo posto".
La cosa non è di secondaria importanza dal momento che non si può pretendere la verità storica e nello stesso tempo essere imprecisi (per usare un eufemismo) su altri fatti quando invece ci conviene.
A tale proposito Roberto Della Rocca e Andrea Casiere sono andati a leggersi cosa effettivamente è scritto nel fascio 246 dell’Archivio di Napoli e hanno riportato quanto riscontrato in una nota su facebook dalla quale citiamo liberamente qui di seguito. Bisogna aggiungere che il resoconto della Fiera di Parigi del 1855 (la data effettiva, anche se si è sempre indicato il 1856) cita anche un primo premio per l’industria dei coralli napoletana. Resta peraltro il fatto che le Due Sicilie (come Stato) non risultano incluse nell’elenco degli Stati partecipanti.
Pare però che ci siano altri documenti che comproverebbero il terzo posto delle Due Sicilie, i riferimenti però, per ora non sono noti, dovessere concretizzarsi ve ne daremo conto in una nota o, se necessario, in un prossimo articolo.
Seguono alcuni commenti in proposito di Gennaro De Crescenzo (Presidente del Movimento Neoborbonico)
dalla pagina di facebook citata
Nella mattinata di ieri, mercoledí 18 agosto 2010, ci siamo recati all’Archivio di Stato di Napoli. Lo abbiamo fatto immediatamente dopo aver ricevuto le preziose precisazioni pervenuteci dal professore De Crescenzo che ci ha portato al punto esatto della questione e ci ha indicato (come si può vedere tra i commenti in calce al manifesto appello) il fondo del ministero dell’Agricoltura Industria e Commercio, fascio 246. Un fascio che è chiamato "mostra industriale" e che fa riferimento alle esposizioni di Londra del 1851, a quella organizzata a Napoli del 1853, a quella, anzi a quelle di Parigi del 1855 e del 1856, e a quella di Torino del 1857. Proprio cosí. Le esposizioni universali, o fiere mondiali (come sarebbe opportuno definirle), svoltesi nella capitale dell’impero francese sono state due. Una, quella dell’industria (con l’aggiunta delle Belle Arti) svoltasi dal primo maggio al 31 ottobre 1855. L’altra, concorso universale dell’agricoltura, che si è avuta l’anno successivo. Tenere presente che sono stati consultati anche l’Almanacco Reale delle due Sicilie e gli Annali Civili oltre che la Collezione dei Decreti Reali e nulla si è trovato.
Non dimentichiamo mai qual è il nocciolo della questione: ovvero il terzo posto come paese piú industrializzato d’Europa. Ebbene, dopo la prima sensazione, è arrivata la conferma dai documenti del fascio 246. Il terzo posto è un artificio. Alla fiera mondiale del 1855 non si fece nessuna classifica. Tra i documenti trovati vi sono:
una copia del Moniteur Universelle numero 13 del 15 gennaio 1854 con cui si celebra, in prima pagina, la fiera svoltasi a Napoli nel 1853 (poi si capirà perché è importante questa copia) - Una lettera del 25 aprile 1855 indirizzata a Carafa dall’ambasciatore francese (cui seguono altre epistole tra legati francesi e governo napoletano e tra quest’ultimo e i legati napoletani in Francia)
Foglio numero 5812 su carta intestata del ministero Affari Esteri dove si annuncia al governo napoletano la corretta interpretazione dell’articolo 8 del regolamento ufficiale elaborato dalla commissione francese. Errore che si definisce diffuso in numerosi governi europei.
Foglio numero 7049 intestato al ministero affari esteri dove si parla di uno spazio di 150 metri quadrati richiesti dal governo napoletano alla commissione francese.
Foglio numero 8111 ovvero una lettera dell’11 novembre 1854 scritta dal Carafa al direttore della mostra parigina con la richiesta di creare un comitato nazionale rappresentativo della nazione duo siciliana come voluto anche dal Re Ferdinando II che lo espresse nella seduta del consiglio di Stato del 19 ottobre 1854. Importante il suggerimento di Carafa per insediare la stessa commissione duo siciliana avuta durante la mostra del 1853 ed elogiata dal Moniteur (adesso si capisce il perché della presenza della copia e la sua importanza)
Foglio numero 1579 intestato ministero affari esteri dove si dibatte ancora sull’articolo 8 del regolamento.
Nota del 14 dicembre 1854 del Real Istituto d’Incoraggiamento alle scienze naturali dove si delinea la composizione della commissione permanente per la esposizione con il compito di assistere gli eventuali partecipanti (ne fecero parte il cavaliere Felice Santangelo, il marchese don Gianmaria Puoti, il professor Giovanni Guarini, il professor Francesco Briganti, don Carlo Santangelo, il professor Domenico Presutti, Cavaliere Francesco Del Giudice e don Nicola Laurenzano)
Foglio numero 958 lettera del 23 febbraio 1856 dove si cita l’opuscolo dello Stato Pontificio.
La ciliegina sulla torta si raggiunge con la lettera del 16 ottobre 1856 con l’elenco dei premiati alla fiera del 1855 che, per dovere di ricerca storica, riportiamo integralmente:
"Signor Direttore,
il regio diplomatico in Parigi mi ha fatto tenere due diplomi fra’ regi sudditi che alla esposizione di quella metropoli hanno riportato dette ricompense. I due sopraddetti diplomi sono diretti l’uno al signor Bartolomeo pel pregio delle corde che ha esposte, e l’altro al signor Rieccio [nome di difficile comprensione dal documento ufficiale dunque potrebbe essere altro, nda] per la stamperia galvanoplastica applicata, che ha avuto gran successo. E io mi reco a premura trasmettergli a lei, signor Direttore, perché si compiaccia di farli tenere agli interessati. L’incaricato del portaglio del ministero degli Affari Esteri. Carafa".
Infine, il primo aprile 1857 (foglio numero 1798) si registra la lettera nella quale il Carafa comunica al cavaliere Felice Santangeli, presidente della commissione permanente e dell’Istituto di incoraggiamento alle scienze naturali, l’arrivo di tre copie del rapporto del giurí internazionale con cui si motiva il premio.
Per chiudere questa spiacevole diatriba è necessario fare un bilancio e una analisi dei dati che sia seria. All’esposizione universale di Parigi del 1855 il Regno delle due Sicilie partecipa con stand espositivi nel settore delle Belle Arti. Dal rapporto ufficiale redatto in copia francese e anche in quella americana, non figurano nel settore dell’Industria. Due diplomi furono consegnati a due napoletani. Uno per corde armoniche e l’altro per una stamperia.
Ora questi due diplomi non sono un record né tantomeno un terzo posto. Ma, in fin dei conti non lo diciamo noi che la storia del terzo posto è falsa. Lo dice lo stesso professor De Crescenzo quando, nella sua perfetta e tempestiva precisazione, ci ha scritto: "Nella notizia riportata da varie fonti sul "terzo posto" a livello industriale europeo, è ovvio che si fa riferimento, semplificando e sintetizzando in maniera efficace, a studi successivi alla data della mostra e comparativi della produzione industriale oltre che per quantità, anche e soprattutto per qualità e varietà dei prodotti realizzati. Lo stesso dato, tra l’altro, è confermato dalla quantità dei prodotti esportati e verificabile sempre presso l’Archivio di Stato di Napoli (Fondo Ministero Finanze)".
Insomma semplificando uno studio posteriore (a quanto risalente non è dato sapere cosí come non si conoscono gli autori e i criteri con cui lo studio è condotto) si può sostenere che, piú per qualità che per quantità, le due Sicilie erano il terzo paese industrializzato d’Europa. Ci fa piacere che si semplifichi per aumentare la percepibilità del problema ma gli unitaristi a furia di semplificare sono arrivati a dire che i briganti erano sbandati mariuoli. Non ci pare che sia proprio cosí?
Secondo momento di questo nostro lungo e ci auguriamo proficuo dibattito riguarda la fiera dell’agricoltura del 1856. Si fanno storie per una medaglia ricevuta dalla città di Napoli per la produzione di pasta che resta un bel riconoscimento. Una sfogliata anche superficiale ai documenti del famoso e già citato fascio 246, traccia un quadro molto roseo che non è riportato da nessuna parte. Le paste del duca di Sant’Arpino (perché erano sue e non del Cito) sono importanti ma procediamo con ordine. Il segretario di legazione napoletana a Parigi, Luigi Cito dei Marchesi Cito, inviò la seguente lettera al Carafa:
"Eccellenza,
ho l’onore di trasmetterle il rapporto che il regio commissario alla esposizione agricola, duca di Sant’Arpino, in adempimento dell’onorevole incarico confidatogli, indirizza al Direttore del Reale Ministero dell’Interno Signor Commendatore Bianchini. Sua Eccellenza osserverà con soddisfazione che i pochi esponenti sudditi del Re N. S. hanno tutti, senza raccomandazioni né pratiche ottenuto un premio come anno a indicarle qui appresso. A don Ignazio Florio una medaglia d’oro per il vino di Marsala; Al barone Onca una d’oro, altra di bronzo per il vino, formaggi e cereali; ai signori Pavia e Rose due medaglie di bronzo per la seta e l’essenza di limone ed una simile al signor Brandaleone pel Sarmacco [o Sommacco ma non si capiva bene la grafia sul documento. NdA]. Avendo rimarcate che nulla --- alla detta esposizione de’ regi domini al di qua del faro e trovandosi una cassetta con collezione delle paste napoletane per uso mio, pensai dovesse figurare in mezzo alle paste d’Italia e di Francia. Lungi dall’augurarmi queste eccellenti produzioni sono state con plauso ammirate ed alle altre preferite, di modo che si è dato la medaglia di bronzo à la ville de Naples pour une collection de pâtes. Chiamo la benigna attenzione di V. E. e del Real Governo sul zelo ed intelligenza che ha mostrato il regio commissario del quale debbo elogiare l’indicato rapporto. In generale poi sono state date agli esponenti di prodotti agricoli e d’instrumenti d’agricoltura dodici grandi medaglie di oro, settantotto pure di oro ma di ordinaria dimensione, 105 d’argento, 215 di bronzo, 95 menzioni onorevoli. Le aggiungo che S. E. il Ministro dell?Agricoltura mi ha trasmesso delle --- [?] della ministeriale con che si organizza il concorso agricolo ministeriale che avrà luogo l’anno prossimo 1857 in questa capitale, pregandomi darle la piú grande pubblicità possibile. Di queste copie ne avevo a oggi 4 riservandomi spedire tutte le altre nella cassa di libri che dirigerò alla Eccellenza Vostra. Le rimetto pure accluso un opuscolo sull’agricoltura italiana che il barone de Havelt, già commissario pontificio all’esposizione universale mi ha pregato di inviarle. Suo con alta considerazione di Vostra Eccellenza. Pel ministro impedito l’umile, Luigi dei Marchesi Cito".
Tutto questo è quanto figura nell’Archivio di Stato di Napoli al fascio 246 del fondo Ministero Agricoltura Industria Commercio. Alcune riflessioni finali sono doverose:
1) Il Regno delle Due Sicilie non era il terzo paese industrializzato d’Europa.
Dispiace prima a noi dirlo. L’archivio di stato di Napoli non dice nulla e insistere su questa strada è deleterio per due motivi. Innanzitutto si mette in difficoltà tutti i meridionalisti. In caso di dibattito pubblico la prima persona minimamente preparato sull’argomento rischia di umiliarci confutando il dato artificiosamente riportato. Seconda cosa, non si fa altro che gettare discredito sul nostro ambiente meridionalista. Notizie infondate di questo tipo, quando sono smentite da documenti di archivio di stato di Napoli, vanno soltanto cancellate. Solo in questo caso si riesce a far emergere la verità storica desunta dalle fonti.
2) Se alla esposizione industriale il Regno delle due Sicilie prende due diplomi (nell’industria) e due medaglie (nella pittura) mentre alla fiera agricola incassa 12 grandi medaglie d’oro, 78 d’oro piccole, 105 d’argento, 215 di bronzo e 95 menzioni onorevoli, signori cari, ci vuole molto coraggio a sostenere che era il terzo paese industrializzato d’Europa. Noi questo coraggio, capace di ignorare i fatti concreti, non ce l’abbiamo ...
3) Il regno delle Due Sicilie era un regno ancora sostanzialmente agricolo. 4 premi contro 505 premi vorranno dire qualcosa? Altra cosa è dire che le Due Sicilie si stavano industrializzando e avevano avviato il percorso di formazione di una realtà industriale che si sarebbe potuta consolidare. Altra cosa è raccontare le nostre eccellenze come Pietrarsa, la fabbrica Egg, Mongiana, Ferdinandea, le industrie del Liri, quelle della seta di San Leucio. Atteniamoci scrupolosamente ai fatti.
4) A questo punto l’unica cosa che si può obiettare è che oltre al rapporto ufficiale hanno mentito anche i documenti dell’archivio di stato di Napoli. Per questo motivo invitiamo coloro che hanno riportato questo primato, anche in buona fede, a provvedere alle dovute correzioni.
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Le Due Sicilie terza potenza industriale d’Europa nel 1860?22 agosto 2010, di duesicilie
Riceviamo da Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico, la seguente nota:
Gentili amici,
in scienza si chiama ?eterogenesi dei fini? e non possiamo che farvi i nostri complimenti per il lavoro svolto. Le vostre recenti ricerche in Archivio (chi scrive lo frequenta da 25 anni; i grandi Capecelatro Gaudioso o Petrocchi lo hanno frequentato per oltre 40?) hanno ottenuto il risultato contrario a quello che vi eravate prefissi. Nel manifesto-appello si scriveva, dopo il falso (ormai ? evidente pure per voi) scoop sul documento relativo alla Mostra di Parigi:?leggendo il solo elenco dei paesi partecipanti con i propri stand espositivi si evince che non soltanto il Regno delle Due Sicilie non ha ottenuto riconoscimenti ma che non ha neanche preso parte a quella rassegna? (e a seguire espressioni del tipo: ?Come si pu? arrivare ad inventare di sana pianta una simile storia??)
1) E? vero, invece, secondo quanto da voi riportato nel fascio che vi suggerivo nel mio intervento (e di cui, evidentemente, ignoravate l?esistenza), che da una ?nota del 14 dicembre 1854? e dalla testimonianza di attestati di merito per ?corde? e per ?stamperia galvanoplastica applicata?, si evince che il Regno partecip? effettivamente, con ampi stand e folta delegazione alla Mostra (che comprendeva, come tutte le mostre industriali-universali, pi? padiglioni divisi per settori).
2) Nel vostro nuovo documento, inoltre, si dichiara: ?le esposizioni universali, o fiere mondiali (come sarebbe opportuno definirle), svoltesi nella capitale dell?impero francese sono state due. Una, quella dell?industria (con l?aggiunta delle Belle Arti) svoltasi dal primo maggio al 31 ottobre 1855. L?altra, concorso universale dell?agricoltura, che si ? avuta l?anno successivo?. Voi stessi confermate, infine, documenti alla mano, il premio per le ?paste alimentari? a questa esposizione.Conclusioni:
in vari siti (e in vari testi) viene riportata:
a) la notizia della partecipazione del Regno alla Mostra di Parigi ed ? vero che il Regno vi partecip?;
b) la notizia che ricevemmo il premio per la produzione di paste alimentari nel 1856 ed ? vero che lo ricevemmo e proprio nel 1856: chiaro che in questo caso (essendo le due mostre molto simili, organizzate nella stessa citt? e a distanza di pochi mesi) si possa parlare di ?Mostra di Parigi?;
c) la notizia del ?terzo posto? come potenza industriale: era chiaro che in quelle mostre non ci fossero classifiche tipo-Sanremo, ma ? altrettanto chiaro quanto gi? riportato nel mio intervento: ?? ovvio che si fa riferimento, semplificando e sintetizzando in maniera efficace, a studi successivi alla data della mostra e comparativi della produzione industriale oltre che per quantit?, anche e soprattutto per qualit? e variet? dei prodotti realizzati. Lo stesso dato, tra l?altro, ? confermato dalla quantit? dei prodotti esportati e verificabile sempre presso l?Archivio di Stato di Napoli-Fondo Ministero Finanze? (e il dibattito potrebbe aprirsi magari sul terzo o quarto posto con ?alcune regioni della Germania o dei paesi Bassi?).
Altro che ?panzane??
E qui consentitemi una breve osservazione valida soprattutto per chi si ? avvicinato da poco al mondo ?borbonico? (e meno per chi da qualche anno ci gira intorno per fini ancora poco chiari e con risultati pi? che dubbi): parlare di ?panzane?, ?bufale? o (maleducatamente) ?stronzate?, affiggere appelli o manifesti per attaccare magari Casa Reale (la stessa che quest?anno ha istituito, dopo 150 anni, una borsa di studio per la verit? storica vinta proprio da Roberto Della Rocca) o i neoborbonici o Pino Aprile (grande amico e artefice, forse, della prossima e attesa svolta della nostra antica Patria: anche lui riporta quelle ?panzane??) o i Capecelatro Gaudioso o i Petrocchi o i Selvaggi?. Che senso ha? Che senso ha perdere una mattinata in archivio per ?attaccare? noi e non fare altrettanto, magari, per l?ultimo libro di Ricolfi, di Bocca o l?ultima monumentale e offensiva opera di Galasso sui Borbone (non mi risultano vostre pubblicazioni in merito)? Ma davvero pensate che i ?nemici? siano pronti a discutere con voi e ad accettare le nostre verit? (magari semplificate, sintetizzate, ma vere ed in totale buona fede e amore per la nostra storia)? Io ho fatto non meno di 280 convegni: voi quanti ne avete fatti con i ?nemici? di fronte e con sale piene e ostili? Ma davvero avete la presunzione e l?ingenuit? di pensare che i ?nemici? siano cos? ?corretti? con noi o che siano cos? pronti a darvi la parola e a riconoscervi? Dopo decenni di lavoro (voi dove eravate?) svolto per diffondere l?orgoglio tra i nostri e addirittura tra i nostri (tanti e veri) nemici, vogliamo magari iniziare a distruggerlo magari protestando contro Geo&Geo o Mixar o i TG o Pino Aprile che diffondono i nostri messaggi dopo 150 anni di vergognoso silenzio?
Siamo, tra l?altro (Pino Aprile ancora docet), ancora nella fase della ricostruzione dell?orgoglio e non possiamo permetterci il lusso, per protagonismo, presunzione o ingenuit?, di iniziare a fare gli ?ipercorretti? a tutti i costi e sottilizzare per qualche mese, per qualche aggettivo o per qualche stand?
Cordiali saluti
Gennaro De Crescenzo-
Le Due Sicilie terza potenza industriale d’Europa nel 1860?22 agosto 2010, di duesicilie
Ancora un commento di Gennaro De Crescenzo:
NOTA 2 (?documento? sui redditi europei del 1932)Cari amici, capisco la foga e la giovent?, capisco meno la smania masochistica, subalterna e tutta da psicanalisi (Pino Aprile docet) di attaccare la nostra storia con la (inutile) scusa dell?esigenza di verit? e dei ?rischi? di fronte al nemico (ma lo avete mai fatto davvero un confronto con Galasso, Marotta o Scirocco, a differenza nostra?):
dopo 150 anni siamo riusciti con un ventennale e durissimo lavoro (molti di voi ancora non erano nati) a trasmettere orgoglio tra i nostri e addirittura (Geo&Geo, Quark, Oggi, ecc. ecc.: magari gli scriviamo per protestare?!) tra i nostri nemici e ci si accanisce nel ?pelo nell?uovo? e per giunta nel fondamentale anno delle battaglie anti-150. Capisco meno, per?, anche l?approssimazione storiografica, quella s? pericolosa nel nostro ambiente, anche se, per fortuna, finora appelli e manifesti hanno raggiunto contatti davvero esigui. Per dovere di correttezza storiografica, per?, e per amore e rispetto verso quanti (da Capecelatro a Glejieses, da Alianello a Topa, da Selvaggi a Pino Aprile) hanno sostenuto in questi anni le tesi dell?orgoglio a tutti i costi, vi ricordo quanto segue, pur essendo difficoltoso commentare un documento ?ricopiato? (con loghi di gruppi contemporanei):
1) I dati riportati sono stati raccolti presumibilmente nel periodo 1826-1831: nel nostro Regno si tratt?, dopo la bufera napoleonica, di un periodo di difficolt? e di passaggio (al governo c?era stato Francesco I dal 1825 al 1830);
2) I dati riportati, ovviamente, non fanno riferimento all?epoca d?oro della industrializzazione (quella successiva di Ferdinando II) il che non pu? essere affatto considerato secondario e annullerebbe, di fatto, qualsiasi analisi successiva;
3) I dati riportati non sono possono essere metodologicamente confrontati tra loro: come si potrebbe paragonare il reddito dell?Impero Russo (61 milioni di abitanti) con quello delle Due Sicilie (circa 9 milioni)?
4) I dati riferiti non riportano (come nella mia tabella allegata) le cifre relative ai debiti dei singoli paesi;
5) I dati riportati non hanno legami con le industrie, la quantit?, la qualit?, e la variet? delle produzioni (e delle esportazioni) realizzate.Si suggerisce ai volenterosi amici degli appelli di rivolgere il loro impegno magari:
a) allo studio del preziosissimo e quasi del tutto inesplorato fondo Ministero Agricoltura e Commercio dell?Archivio di Stato di Napoli ,
b) Altrettanto inesplorato fondo Brigantaggio custodito (gelosamente) a Roma presso l?Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell?Esercito Italiano.
Capisco pure che sarebbe meglio non perdere il mio tempo (sto scrivendo un altro libro per la verit? storica) dietro queste polemiche inutili e sterili, capisco pure il protagonismo e l?individualismo ma sto male a pensare che qualcuno possa offendere (addirittura preannunciando altri scooop ed entusiasmandosi!) la memoria (quella davvero sacra, altro che i ?neoborbonici?), dei nostri scrittori, della nostra gente, della nostra storia?
Cordiali e sempre pi? perplessi saluti
Gennaro De CrescenzoP.S. DATI DEL 1853 (Paese, abitanti, redditi, debiti):
Spagna, 14 milioni, 200 milioni, 4 miliardi
Russia, 61 milioni, 650 milioni, 1,5 miliardi
Austria 32 milioni, 220 milioni, 700 milioni
Imp. Ottomano, 18.7 milioni, 400 milioni, 2 miliardi
Olanda, 3 milioni, 85 milioni, 300 milioni
Belgio, 4,2 milioni, 90, 800 milioni
Prussia, 15 milioni, 220 milioni, 700 milioni
Inghilterra 30 milioni, 1,6 miliardi, 20 miliardi
Francia 36 milioni, 1 miliardo, 4 miliardiNOTA 3 (foto-briganti decapitati)
A proposito di falsi storici, alcuni siti riportano la foto delle teste dei ?briganti? tagliate e poste nelle gabbiette ad Isernia: al di l? degli accertamenti che andrebbero fatti sull?originale di quella foto (quella in circolazione ? legata ai moti cinesi), ? da chiarire che, vera o falsa che sia quella foto, si tratta di un?altra utilissima ed efficace semplificazione che sintetizza una notizia prima sconosciuta e riscontrabile archivisticamente se solo i responsabili della cultura di certi siti avessero l?umilt? e la serenit? giuste per approfondire i loro studi? Si possono capire l?entusiasmo giovanile e la voglia di protagonismo con la scusa (infantile e leggermente patetica) della ?verit? a tutti i costi?, ma davvero pensate che sia cos? facile fare ricerche (e non ?scoop? sulla pelle della nostra memoria storica e di chi, da decenni, la difende)?
Busta 60, fascicolo 19, Ufficio (Archivio) Storico dello Stato Maggiore dell?Esercito Italiano, Ministero della Difesa, Roma: ?Circolare del Comando del VI Dipartimento Militare, 11 maggio 1864: in alcuni casi sono state tagliate le teste dei briganti uccisi per facilitarne il riconoscimento. Potendo i malevoli elevare dubbi calunniosi, si vieta questa pratica??. Successivamente si spiega che la pratica era diffusa per la comodit? di trasportare le teste piuttosto che tutti i corpi dei briganti uccisi.
Ma di che parliamo? Invece di attaccare i tanti nemici della nostra storia e per giunta nell?anno dei 150?
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