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La "stupefacente impresa"

Engels e Marx su Garibaldi

da Repubblica ? 27 luglio 2010, di Lucio Villari
mercoledì 28 luglio 2010
Engels: "Si tratta di una delle pi? stupefacenti imprese militari del nostro secolo"

Marx: ?i siciliani e i napoletani saranno a tempo debito i vincitori sia pure sotto un altro sovrano. Qualsiasi cambiamento non potr? essere che per il meglio?."

e poi... "Il Regno delle Due Sicilie era un sistema fondato su corruzione, conflitti di interessi, favoritismi, comportamenti privi di valori e ideali..." [Questa definizione, purtroppo, potrebbe riferirsi tranquillamente all’Italia unita realizzata dai Piemontesi, ora come allora, e il cambiamento, ormai ? noto, non fu per il meglio.]

Inutile dire che tutte le norme a favore del popolo citate nell’articolo non vennero mai applicate e presto cancellate... non si sa pi? che inventarsi... anche Engels e Marx adesso... meno male che basta un po’ di sano senso dell’umorismo... ah ah ah!

IL DECRETO DI GARIBALDI CONTRO I DOPPI INCARICHI

Repubblica ? 27 luglio 2010 pagina 36 sezione: CULTURA

"Finalmente riceviamo qualche notizia che sia degna di fede sulla meravigliosa marcia di Garibaldi da Marsala a Palermo. Si tratta di una delle pi? stupefacenti imprese militari del nostro secolo. Sembrerebbe quasi inconcepibile se la marcia non fosse preceduta dal prestigio del trionfante generale rivoluzionario...?. Con queste parole si apre una corrispondenza del New York Daily Tribune del 22 giugno 1860. L’ articolo ? ricco di informazioni sui Mille sbarcati il mese prima in Sicilia e l’ autorevole giornalista ? Friedrich Engels. Per questo, la corrispondenza non poteva che chiudersi cos?: ?L’ insurrezione siciliana ha trovato un capo militare di prim’ordine; speriamo che l’ uomo politico Garibaldi, che presto dovr? entrare in scena, sapr? pienamente confermare la gloria del generale?. L’ augurio era giustificato e Engels non sar? deluso dalle scelte politiche di Garibaldi, compresa l’annessione del caduto regno borbonico al Piemonte di Cavour e di Vittorio Emanuele II, senza la quale non si sarebbe realizzata l’ unificazione dell’ Italia. Anche il suo amico Marx aveva auspicato, sullo stesso giornale americano, il 17 maggio che ?i siciliani e i napoletani saranno a tempo debito i vincitori sia pure sotto un altro sovrano. Qualsiasi cambiamento non potr? essere che per il meglio?.

E i due attenti osservatori non sapevano ancora di altri segnali politici dati dal dittatore Garibaldi mentre erano in corso le operazioni militari nell’ isola. Il 19 maggio, entrato ad Alcamo, Garibaldi eman? un decreto che fece scalpore: l’abolizione della vessatoria tassa sul macinato e dei dazi sull’ importazione dei cereali e legumi che mantenevano alto il prezzo di un alimento di prima necessit?. Il 2 giugno un’ altra decisione infiamm? la Sicilia e soprattutto i contadini: il decreto n. 19 sulla divisione dei demani comunali (?ne avr? una quota certa anche chi si sar? battuto per la Patria?) e quelli per la distribuzione di sussidi alle famiglie povere di Palermo, il risarcimento dei danni provocati dai bombardamenti borbonici, l’ adozione da parte dello Stato degli orfani dei caduti fino al decreto che aboliva l’ appellativo di Eccellenza e il baciamano tra gli uomini. Segni di servilismo e di umiliazione della dignit? personale. I decreti di Garibaldi rivelavano la sua intenzione "politica" di lasciare alle popolazioni liberate l’indicazione della necessit? di giustizia sociale e di un futuro di democrazia non separabili dal futuro civile di una nazione che si apprestava a divenire Stato. Dopo lo sbarco vittorioso in Calabria, il 31 agosto, a Rogliano, vicino Cosenza, Garibaldi eman? un altro decreto a favore dei contadini e dei braccianti immiseriti da fame e sfruttamento. Il decreto fece scalpore ed era di un solo articolo: ?Gli abitanti di Cosenza e Casali esercitano gratuitamente gli usi di pascolo e semina delle terre demaniali della Sila e ci? provvisoriamente sino a definitive disposizioni?. Era il secolare, irrisolto ?problema della terra? che Garibaldi affrontava difendendo gli usi civici nei confronti dei proprietari terrieri. Segnali chiari di scelte democratiche che, se sostenute in un quadro capitalistico moderno dopo la proclamazione dell’ Italia unita, avrebbero aperto la strada alla riforma agraria. Sette giorni dopo il decreto di Rogliano, il 7 settembre, Garibaldi e il suo Stato Maggiore, giungevano tranquillamente a Napoli in treno, accolti da una folla festante. L’ 8 settembre, Garibaldi volle dare ai napoletani il senso della svolta storica che stavano vivendo, preparandoli non soltanto alla battaglia decisiva del Volturno, ma anche avvertendoli dei cambiamenti morali e di vivere civile che sarebbero dovuti avvenire. Eman? un decreto che coglieva un aspetto apparentemente marginale del sistema di governo e di amministrazione da tempo consolidato nel Regno (il decreto vietava la cumulazione degli impieghi e degli stipendi: ?Coloro i quali occupano pi? impieghi dovranno entro cinque giorni dichiarare quali di essi desiderano conservare?). Il Regno delle Due Sicilie era un sistema fondato su corruzione, conflitti di interessi, favoritismi, comportamenti privi di valori e ideali, tra la cause non ultime del suo disfacimento e del collasso politico e militare delle classi dirigenti. Il decreto (che non era per nulla ingenuo come poteva sembrare) era destinato, ovviamente, a restare inapplicato. ? strano per? che anche come documento storico sia sconosciuto. Non ? ricordato nelle ricerche su Garibaldi e sul periodo che lo vide nelle vesti di capo dello Stato e di governo (cio? fino al novembre 1860) in attesa di incontrarsi con Vittorio Emanuele e di concludere la ?stupefacente impresa? di cui parlava Engels. - LUCIO VILLARI

P.S: Peccato che i bombardamenti savoiardi non siano mai stati rimborsati (a cominciare da Gaeta, e senza dimenticare Genova).


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