All’asta Piemonte e Lombardo-Veneto
di martedí 31 ottobre 2000

Caro Dott. Oreste del Buono,

sono stato chiamato in causa e mi permetto di inviarle alcune mie riflessioni in seguito alla divertente lettera del sig. Cella. Del resto anche la mia proposta di vendere il Piemonte alla Francia aveva piú il tono provocatorio che altro. Ho avute molte lettere in proposito, ma mentre le persone intelligenti ne avevano capito lo spirito ed è stato piacevole il conseguente dialogo, altri come il lettore Cella si sono risentiti ed hanno impostato la discussione su toni sarcastici.

Ma, naturalmente, il problema non è questo. Il vero problema è proprio il cosiddetto "risorgimento", le falsità del "risorgimento". Falsità che inducono la maggior parte degli italiani a fare considerazioni come quelle del Sig. Cella. Il Sud, o meglio lo Stato delle Due Sicilie, era di gran lunga migliore di quello savoiardo e nella sua lunga storia non ha mai fatto guerre contro altri popoli. Anzi ha dovuto subire tante invasioni, di cui l’ultima, quella piemontese, è stata la piú terribile, perché ci ha privato non solo dei nostri beni, ma soprattutto della nostra identità, riducendoci al rango di colonia. Non esiste, infatti, una "questione meridionale" come viene comunemente intesa, ma una questione del Nord che da allora prevarica continuamente sul resto della penisola, con una esosa Roma (e relativi scadenti servizi) creata proprio dal Piemonte, non certo da noi. Per cui la proposta del Sig. Cella è ancora piú interessante della mia e che, se si potesse, per noi sarebbe addirittura un guadagno pagare la Francia perché si prendesse tutto fino a Roma inclusa.

I fatti avvenuti nel 1860 (54 paesi rasi al suolo, tutte le industrie distrutte, tutto l’oro depredato dalle nostre banche, una lunga guerra di resistenza durata quasi 10 anni - quella che i vincitori hanno chiamato "brigantaggio" come facevano i tedeschi con i partigiani -, quasi un milione di persone ammazzate, 23 milioni di emigranti meridionali fino ad oggi) dimostrano che vi fu una guerra di conquista. Basta la semplice considerazione che prima dell’invasione al Sud non c’era né brigantaggio, né emigrazione, dunque qualcosa non quadra su questa guerra di "liberazione" da parte dei Savoia ed è evidente che con i Borbone stavamo meglio. Il "risorgimento", in sostanza, lo fu per il Piemonte che era in totale bancarotta, come dimostrano gli atti parlamentari dell’epoca consultabili da tutti.

La storia, come tutti sappiamo, viene sempre scritta dal vincitore. Ebbene, se queste falsità sono ancora oggi propagandate sui libri di storia e diffuse in ogni occasione, vuol dire che ancora oggi ci sono dei vinti e dei vincitori. Noi del Sud siamo ancora oggi dunque dei vinti e, anche se sono passati piú di 140 anni, questo Stato è ancora lo Stato di un Piemonte allargato. Le menzogne, infatti, servono a coprire qualcosa di attuale, altrimenti dopo 140 anni tali menzogne non avrebbero giustificazioni, né verrebbero ancora insegnate sui libri di storia.

La mia proposta di vendere il Piemonte aveva questa funzione, cioè di far riflettere. Ovviamente rivolta alle persone che hanno un cervello pensante.

Con ogni mia considerazione e stima, distinti saluti.

Antonio Pagano

Torri di Quartesolo (Vicenza)



Inviato a La Stampa il 31 ottobre 2000