Come contributo alla riflessione su questo tema di rilevanza decisiva proponiamo un estratto redazionale dal volume antologico "Totalitarismo e Cultura". L'autore è il grande filosofo tedesco Ernst Junger. Venne pubblicato, a cura di G.A.Brioschi e Leo Valiani, dalle Edizioni Comunità, nel 1957.
Lo Stato si sente continuamente costretto a sottoporre ad atrocità un settore della sua popolazione. La vita è divenuta grigia, ma può ben sembrare sopportabile all'uomo che, dietro di sè, veda il buio di una tenebra assoluta. Questi, e non le conseguenze economiche, sono i pericoli della "pianificazione in grande stile".
La scelta dei gruppi da perseguitare è questione di secondaria importanza. Saranno sempre minoranze, separate dal grosso del corpo sociale per natura o per artificio. Evidentemente correranno pericolo tutti coloro che si distinguono per virtú di tradizione o per eccellenza personale.
E' comprensibile che, in tali condizioni, gli esseri umani preferiscano sobbarcarsi ai piú gravosi fardelli anzichè mettersi fra chi è considerato "diverso". Quasi senza sforzo L'Automatismo riesce a distruggere i resti del libero arbitrio, e la persecuzione invade e pervade tutto. Lo scampo è possibile ad alcuni privilegiati, ma di solito porta a qualcosa di peggio. La resistenza non fa che aizzare il Leviatano dandogli un atteso pretesto per nuove misure repressive.
Di fronte a tali condizioni non rimane che una speranza sola, vale a dire che tutto il procedimento si consumi come un vulcano consuma le proprie ceneri infuocate.
Sono sorte nuove concezioni dell'autorità e grandi concentrazioni di potere. Per resistervi, ci occorre una nuova concezione della libertà che trascenda le anemiche astrazioni da noi collegate ormai a questo termine.
Il primo requisito di tale nuova coscienza è per ciascun individuo il non contentarsi di essere "lasciato in pace"; egli deve essere pronto a rischiare qualcosa per le sue idee.
Rimane almeno una radice che ci dischiuda le ricchezze spirituali della Terra? Ne dipendono salute e vita - oltre tutta la Civiltà...
Ogni individuo deve decidere se vuole arrendersi all'Automatismo o perseverare fidando nella propria intima forza.
In questo caso egli potrà scegliere la ritirata nella foresta, ingaggiare una lotta che può apparire senza speranza, stabilire un rapporto interiore e immediato con la libertà, contrastare L'Automatismo ripudiandone in sede etica le conclusioni fatalistiche.
La grande esperienza del ritiro nella foresta consiste nell'incontro con l'Io, con se stessi, col proprio inviolato nucleo essenziale.
Questo incontro, cosí decisivo per la conquista della salute e per la vittoria sulla paura, è anche supremo in fatto di valore morale.
Ciascuno di noi è oggi soggetto a coercizione, e i tentativi di infrangerla sono audaci esperimenti da cui dipende un destino ben piú grande della sorte personale di chi osa intraprenderli.