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L'Internazionale n. 81, 02.06.1995©

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L’Italia sulla stampa internazionale

VEDI NAPOLI E POI MUORI

“Napoli. ‘Lacoste, Lacoste, magliette Lacoste!’ cantilena un venditore di contrabbando sul molo della baia di Napoli. ‘Magliette Lacoste, due per ventimila lire!’. Un motociclista di passaggio frena per dare un’occhiata. ‘Non fa per me’ dice. ‘Non mi piacciono le imitazioni, preferisco quelle vere’. ‘Ma, dottore, queste non sono imitazioni, queste sono rubate’. È difficile non amare questa città, ma è altrettanto difficile viverci. Un tempo gloriosa capitale del Regno delle Due Sicilie, oggi Napoli è la figliastra affaccendata, brulicante, iperindividualista delle glorie e delle sciocchezze che si nascondono nella natura umana lasciata a se stessa. Ma Napoli è stata recentemente ricondotta a qualcosa di simile a un ordine accettabile da due eventi in particolare. Il primo è stata la vittoria di Antonio Bassolino su Alessandra Mussolini nelle elezioni amministrative dello scorso anno. Il secondo avvenimento, quasi contemporaneo, è stato il G7, che ha riunito qui i leader delle nazioni più industrializzate del mondo. Bassolino è stato elogiato da quasi tutte le rappresentanze politiche e sociali per aver tentato di trasformare quella che era una delle amministrazioni pubbliche più letargiche d’Italia in una squadra accettabilmente efficiente. Sotto la sua direzione, il centro della città e i suoi monumenti sono stati pavimentati, puntellati e lucidati in vista dell’arrivo di Bill Clinton e degli altri. Come innumerevoli visitatori prima di loro - Virgilio, Goethe, Oscar Wilde -, i leader sono rimasti incantati. Peccato che il G7 non si svolga qui ogni anno. È il caso di ricordare il continuo ritardo sui lavori pubblici progettati? La famosa funicolare centrale, che ha trasportato per anni, ogni giorno, 30mila napoletani dal centro alla cima del Monte Santo, è stata chiusa nel luglio 1993 per un preteso restauro di sei mesi. Antonio Ranieri, capo del dipartimento dei trasporti urbani, oggi dice con poca convinzione che spera di riaprirla per la fine di luglio. Il museo di Capodimonte, sede di una delle più importanti collezioni d’arte d’Italia e d’Europa, è in restauro dal 1986 e chiuso al pubblico da gennaio. E poi naturalmente c’è la camorra, un secondo Stato che cresce all’ombra dello Stato ufficiale, riscuotendo tasse su ogni transazione che abbia luogo a Napoli: dai ristoranti all’affitto degli appartamenti. E c’è anche un tasso di disoccupazione tra i più alti d’Italia. Eppure, gli animati e agili napoletani rimangono maestri nell’arte di arrangiarsi. ‘Bassolino ha fatto quello che poteva’ dice Marta, che gestisce con suo fratello un piccolo bar senza pretese proprio davanti l’elegante riviera di Chiaia, non lontano dal sorvegliatissimo consolato americano, ‘ma non può cambiare i napoletani’” [19] (International Herald Tribune).


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